Centro Studi Interdisciplinari sul Single e sulla Coppia

Single

La qualifica di “single”, pur essendo così di gran moda, vale semplicemente a identificare in modo approssimativo una congerie di profili eterogenei, che hanno spesso in comune molto poco. Non è lo stato civile a distinguere tra chi è single e chi non lo è, dal momento che oltre a donne nubili e uomini celibi, la categoria include normalmente - con o senza la specificazione "single di ritorno" - anche le persone separate, divorziate e vedove, soprattutto quando vivono da sole (o con i figli minorenni, ma senza un partner convivente).

In questo senso, sembrerebbe più appropriata la definizione di single comunemente adottata a livello di indagini sociodemografiche, vale a dire quella che attribuisce lo status di single solo alla persona che abbia una propria residenza indipendente, e che dunque costituisca una famiglia composta da una sola persona (famiglie monopersonali, con o senza la presenza di minori), a prescindere dallo stato civile. Tuttavia, anche questa definizione - di per sé precisa - non manca di mostrare la propria inefficacia, visto l'uso più allargato che si fa correntemente del termine a livello di linguaggio quotidiano, giornalistico e letterario. Infatti, essendo entrate in disuso - in quanto caustiche e spregiative - le vecchie "etichette" di zitella e scapolo, per indicare donne e uomini ancora non sposati dopo aver superato l'età reputata ottimale per il matrimonio, tutte queste persone non esitano ormai più a definirsi "single", anche se non hanno alcuna abitazione indipendente, perché sono rimasti a vivere con la famiglia d'origine. Come "single" vengono anche normalmente identificati dagli altri, essendo divenuto political incorrect parlar di zitelle e di scapoli, e troppo formale riferirsi nella lingua parlata alla qualifica di stato civile (nubili, celibi).

Ma la confusione non finisce qui.

Poiché le tappe di costituzione della famiglia sono andate sempre più scostandosi dal modello tradizionale, che prevedeva un periodo più o meno lungo di fidanzamento ufficiale (in cui i fidanzati restavano a vivere nella famiglia d'origine), al quale facevano seguito il matrimonio e la nascita dei figli, ormai non si contano più le soluzioni alternative: dalle relazioni di coppia - per così dire "sperimentali" - che iniziano fin dalla prima adolescenza (senza alcun connotato di "impegno ufficiale" verso un martrimonio futuro), alle madri nubili e alle coppie conviventi senza vincolo di matrimonio, fino al numero crescente di giovani che si stabiliscono a vivere per conto proprio - per ragioni di studio, di lavoro, o di semplice autonomizzazione - anche senza avere né fidanzato/a, né partner. In questo quadro (di soluzioni di vita: residenza, rapporto di coppia, genitorialità) ben più complesso e poliedrico che in passato, la presenza o l'assenza di un partner (anche non convivente) finisce per assumere una valenza psicologica fondamentale, che spesso discrimina assai più della generica qualifica di "single" tra persone che sentono la mancanza di una famiglia e sperimentano forme di solitudine, e persone che vivono con soddisfazione - o per lo meno con piena accettazione -  la loro condizione di libertà e autonomia.

Non tutte le persone single (siano esse i celibi e le nubili, anche se rimasti a vivere con i genitori; o siano pure le famiglie monopersonali, che includono i cosiddetti single di ritorno) sono alla ricerca di un matrimonio, di una convivenza, o anche semplicemente di un partner. Alcuni/e hanno infatti già un fidanzato, o un partner, sia pure non convivente. Altri/e stanno comunque bene da soli/e: per amor d'indipendenza, per altre priorità momentanee, o perché desiderosi di prendersi uno "stacco" rispetto ad altro rapporto di coppia appena concluso. Ma basta osservare il numero esorbitante di siti di ricerca del partner e di agenzie matrimoniali che si incontra in internet per rendersi conto che trovare un compagno o una compagna per la propria vita è un desiderio che accomuna moltissime persone. 

Almeno dal punto di vista strettamente psicologico, proprio questa presenza o assenza di un partner (insieme al fatto che si sia trattato di una scelta o di una necessità) sembra distinguere due modi molto diversi di vivere la condizione di single: come libertà o come mancanza.

Il nostro interesse si appunta quindi sul secondo caso, che è poi quello in cui il binomio "single e solitudine" acquista il suo vero significato. 

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Maggiori informazioni: https://www.donneindivietodamore.it/news/amor-vietato-e-amor-perduto/

 

 

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